Oktoberfest 2015 - "Prosit" come se non ci fosse un domani
Tutto è iniziato sabato sera, ci siamo ritrovati io, Michele, Matteo, Elena e le due Ilaria. Destinazione: Monaco di Baviera, Oktoberfest.
Sei ragazzi, sei storie, un viaggio.
Noi siamo quelli che partono alle 23.30; siamo quelli che aspettano Michele perché di sabato lavora sempre fino a tardi; siamo quelli che hanno nel gruppo due Ilaria, un Teo, una Ele e nove posti dentro a un Mercedes Vito.
Siamo quelli che hanno più di 600km davanti e due giorni di birra a fiumi da superare (after compreso).
Siamo quelli con più alcolici che vestiti e più sorrisi che scazzi... Perché quelli li abbiamo lasciati a Torino, sperando di non trovarli al nostro ritorno!
Abbiamo viaggiato fino alle sei del mattino e quando ci siamo fermati in Autogrill nel cuore della notte c'eravamo solo noi.
Arrivati a Monaco ci siamo incamminati verso l'area di Theresienwiese; tram e poi metro e un giro tra stand e giostre ci fa subito entrare nel mood.
Prima cosa: colazione arrogante con frittella gigante ricoperta di zucchero e poi di corsa verso il parco giochi: montagne russe, a noi!
Trovato il tavolo nello stand prediletto è arrivato per magia 1 litro di birra a testa; una ragazza con una cesta appesa al collo vendeva pretzel, neanche a dirlo... In alto i calici, alla nostra!
Il primo sorso di birra è andato.
Iniziamo con il pretzel mentre aspettiamo lo stinco di maiale con patate. Parte la musica, brindiamo all'Oktoberfest! E brindiamo a tutto quello che ci viene in mente finché non serve più nemmeno la scusa per brindare, basta alzare il calice e gridare "prosit"! E tutti quelli che sentono si girano verso di te brandendo calici giganti come scimitarre in un film anni Cinquanta.
Ilaria fa un selfie con una parrucca viola mentre l'altra Ilaria ne indossa una con un crestone punk multicolore; ancora brindisi; il tavolo accanto al nostro intona un coro e noi ci uniamo; riparte la musica, tutti cantano, c'è chi balla sui tavoli, e una serie di brindisi tipo standing ovation riempie la sala; dalla folla partono i cori da cantare a squarcia gola; cori da brindare, da bere; da ridere a crepapelle. Ogni tanto dalla folla si alza qualcuno, sale sul tavolo come su un pulpito e portando il calice alle labbra scola alla goccia l'intero contenuto; tutto intorno è il delirio, la folla in estasi grida l'incitamento e alla fine del boccale brinda esultando all'eroe.
Matteo si sporge verso i vicini e brinda e canta in tedesco; la birra nei boccali si muove a ritmo di musica. Michele lo segue a ruota e poi le due Ilaria, Elena e io. Non è possibile stare fermi, anche volendo non riusciresti a non farti trascinare.
Dopo un tempo senza dimensione ci troviamo anche noi a ballare sulle panche, accanto ai nostri commensali, insieme a un mare di gente che canta in coro qualsiasi giro di versi che finisca con l'ennesimo festoso brindisi come se non ci fosse un domani.
La serata finisce con un hot dog e uno spiedino di frutta ricoperta di cioccolato. Quale epilogo migliore?
Sei ragazzi, sei storie, un viaggio.
Noi siamo quelli che partono alle 23.30; siamo quelli che aspettano Michele perché di sabato lavora sempre fino a tardi; siamo quelli che hanno nel gruppo due Ilaria, un Teo, una Ele e nove posti dentro a un Mercedes Vito.
Siamo quelli che hanno più di 600km davanti e due giorni di birra a fiumi da superare (after compreso).
Siamo quelli con più alcolici che vestiti e più sorrisi che scazzi... Perché quelli li abbiamo lasciati a Torino, sperando di non trovarli al nostro ritorno!
Abbiamo viaggiato fino alle sei del mattino e quando ci siamo fermati in Autogrill nel cuore della notte c'eravamo solo noi.
Arrivati a Monaco ci siamo incamminati verso l'area di Theresienwiese; tram e poi metro e un giro tra stand e giostre ci fa subito entrare nel mood.
Prima cosa: colazione arrogante con frittella gigante ricoperta di zucchero e poi di corsa verso il parco giochi: montagne russe, a noi!
Trovato il tavolo nello stand prediletto è arrivato per magia 1 litro di birra a testa; una ragazza con una cesta appesa al collo vendeva pretzel, neanche a dirlo... In alto i calici, alla nostra!
Il primo sorso di birra è andato.
Iniziamo con il pretzel mentre aspettiamo lo stinco di maiale con patate. Parte la musica, brindiamo all'Oktoberfest! E brindiamo a tutto quello che ci viene in mente finché non serve più nemmeno la scusa per brindare, basta alzare il calice e gridare "prosit"! E tutti quelli che sentono si girano verso di te brandendo calici giganti come scimitarre in un film anni Cinquanta.
Ilaria fa un selfie con una parrucca viola mentre l'altra Ilaria ne indossa una con un crestone punk multicolore; ancora brindisi; il tavolo accanto al nostro intona un coro e noi ci uniamo; riparte la musica, tutti cantano, c'è chi balla sui tavoli, e una serie di brindisi tipo standing ovation riempie la sala; dalla folla partono i cori da cantare a squarcia gola; cori da brindare, da bere; da ridere a crepapelle. Ogni tanto dalla folla si alza qualcuno, sale sul tavolo come su un pulpito e portando il calice alle labbra scola alla goccia l'intero contenuto; tutto intorno è il delirio, la folla in estasi grida l'incitamento e alla fine del boccale brinda esultando all'eroe.
Matteo si sporge verso i vicini e brinda e canta in tedesco; la birra nei boccali si muove a ritmo di musica. Michele lo segue a ruota e poi le due Ilaria, Elena e io. Non è possibile stare fermi, anche volendo non riusciresti a non farti trascinare.
Dopo un tempo senza dimensione ci troviamo anche noi a ballare sulle panche, accanto ai nostri commensali, insieme a un mare di gente che canta in coro qualsiasi giro di versi che finisca con l'ennesimo festoso brindisi come se non ci fosse un domani.
La serata finisce con un hot dog e uno spiedino di frutta ricoperta di cioccolato. Quale epilogo migliore?
Torniamo a casa "raccontandocela" e la stanchezza ci assale.
L'indomani visitiamo l'Oktoberfest da turisti, niente stravizi perché si riparte; un ultimo sorso di birra e poi di nuovo la strada.
I Negrita cantano "il ritorno porta addosso mal di testa e mal d'anima" e io lo conosco bene quel mal d'anima: nei momenti che ti lasci alle spalle quando sei sulla strada del ritorno ti vengono in mente talmente tante cose belle che sai non torneranno mai più, che ti senti quasi tradito dalla fortuna.
Il ritorno non è mai bello ma ci sono due cose che lo rendono speciale: la prima è scorrere nella mente tutti i momenti più emozionanti; la seconda è pensare già a dove andrai la prossima volta.
L'indomani visitiamo l'Oktoberfest da turisti, niente stravizi perché si riparte; un ultimo sorso di birra e poi di nuovo la strada.
I Negrita cantano "il ritorno porta addosso mal di testa e mal d'anima" e io lo conosco bene quel mal d'anima: nei momenti che ti lasci alle spalle quando sei sulla strada del ritorno ti vengono in mente talmente tante cose belle che sai non torneranno mai più, che ti senti quasi tradito dalla fortuna.
Il ritorno non è mai bello ma ci sono due cose che lo rendono speciale: la prima è scorrere nella mente tutti i momenti più emozionanti; la seconda è pensare già a dove andrai la prossima volta.
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